La nostra abitudinaria routine ai tempi del coronavirus si interrompe. Ci troviamo a lavorare da casa in Smart Working (oppure no) e a condividere gli spazi 24 ore su 24 con partner e figli a casa da scuola. I troppi giorni a casa, la situazioni di emergenza per l'epidemia, gli spazi e i tempi da condividere e da gestire con la famiglia, il lavoro da casa, ecc., possono aumentare lo stress. E' importante imparare a scegliere le giuste fonti di informazione, ritagliarsi i tempi da condividere in coppia e i tempi con i figli, stabilire orari e attività da svolgere in casa. L'articolo suggerisce inoltre di tenersi in contatto con amici e familiari tramite videochiamate.
Flow, Superfluidità e Prestazione Eccellente
La Superfluidità, Ovvero la Psicologia della Prestazione Eccellente
Quella del Flusso si può considerare come l’esperienza psichica nella quale l’individuo incorre nel momento in cui si trova ad essere concentrato ed assorbito da una specifica attività, esattamente nel momento in cui si tenta di superare i propri limiti e mettere alla prova le proprie abilità. Nel linguaggio comune non è raro che l’individuo sottoposto ad una sfida con se stesso si esprima dicendo di “trovarsi in quella zona” (in the zone) in cui si è come in uno stato di trance agonistica: ebbene, proprio questa soglia nella quale afferma di trovarsi descrive metaforicamente appieno l’esperienza nella quale si ritrova, quella del Flusso (Flow).
Mihaly Csikszentmihalyi nel 1975 fornì la prima definizione esaustiva del Flusso nel suo libro intitolato Beyond Boredom and Anxiety: ExperiencingFlusso in Work and Play (Oltre l’ansia e la noia: l’esperienza ottimale nel gioco e nello svago). Non passò molto tempo da quando si spinse poi ad affermare che “l’essere umano pare palesare un costante bisogno fisiologico di re-inventare o ri-formulare le risposte ai perché dell’agire quotidiano immergendosi in un processo capace di autofornirgli delle coppie alternative di motivazioni che lo spingono a compiere determinate azioni”.
Christopher Bergland ha ritenuto invece il concetto di Superfluidità come il più appropriato qualora si volesse rendere l’idea di quello stato superiore dell’esperienza del Flusso nel quale il soggetto si trova a confrontarsi con il proprio pensiero. La Superfluidità risponde alla definizione tecnica di “proprietà tipica di un Flusso totalmente scevro da elementi che creino attriti o frizioni e nel quale tutto scorre in maniera fluida”.
Perché diventa fondamentale rompere l’unicità del Flusso in una strada duplice?
Creare la condizione di Flusso è la vera chiave del successo e dell’abilità. È stato appurato che il Flusso è uno stato universalmente esperibile del quale chiunque può varcare la soglia a patto che vi si applichi costantemente.
Attraverso studi scientifici si è reso possibile attualmente sfatare il cliché diffuso riguardante l’esclusività del trovarsi nel Flusso che spesso si ritiene essere un’esperienza riservata a cerchie ristrette di performer o atleti che praticano discipline a livello agonistico. Di certo il Flusso non fa differenze, anzi, in realtà è comprovato che “quella zona” si rivela il luogo più democratico della mente umana.
Il mio percorso di duro esercizio ed impegno costante per entrare nel novero degli atleti stimati in tutto il mondo mi ha portato a realizzare l’esistenza di due fasi ben distinte esperibili nella condizione di Flusso che nessuno dei miei allenatori e personal coach avesse colto in precedenza.
L’esperienza del Flusso è dunque a disposizione di chiunque voglia ricorrervi, in qualsiasi momento, ovunque, e questo è un dato assodato. Attraverso l’introduzione del concetto di Superfluidità si è inteso coniare un termine atto ad indicare la fase più estrema ed episodica del “Flusso regolare”.
L’obiettivo di scomporre in fasi differenti lo stato psicologico esperibile dal soggetto che si addentra nel “canale del Flusso”, coincide con la mia speranza di riuscire ad abbattere le barriere consistenti nei passaggi finora ritenuti fondamentali ai fini del raggiungimento del Flusso per renderlo un’esperienza alla portata di tutti e che ognuno dovrebbe intendere come una piacevole pratica quotidiana una volta acquisiti gli strumenti essenziali per accedervi.
Una volta che il soggetto apprende ed inizia a padroneggiare il Flusso, la Superfluidità con le sue conseguenti prestazioni di picco si manifesterà come quello stato spontaneo e naturalmente conseguente allo stato precedentemente raggiunto.
Ma cosa si intende realmente col concetto di Superfluidità?
Per chiarire il concetto si potrebbe utilizzare la metafora sessuale: il coito starebbe al Flusso, come la Superfluidità al fuoco dell’orgasmo. È come se il Flusso fosse quello step propedeutico al raggiungimento della Superfluidità e dei suoi amplessi. Il termine non a caso deriva dal mondo della fisica in quanto è effettivamente possibile studiarne gli effetti come in un laboratorio scientifico.
Il termine Superfluidità viene primariamente applicato in riferimento sia ad una performance individuale che all’ambito del lavoro di squadra. Allenatori, dirigenti e animatori che agiscono in ogni ambito della vita sociale possono ricorrere ai concetti di Flusso e Superfluidità per migliorare l’armonia, le prestazioni e la competitività della squadra.
Detta così potrebbe apparire come l’ennesima favola ambientata nel mondo delle meraviglie, non sorprenderebbe se alcuni reagissero ribattendo che si tratta di uno stato troppo difficile da raggiungere per dedicarvi il tempo necessario.
Questo tipo di diffidenza manifesta è assolutamente lecita, ma è proprio per questa regione che si è optato per il ricorso alla fisica al fine di spiegare in maniera “scientifica” (e dunque plausibile) ciò che appare come teoria astratta o misticismo da ciarloni..
Le regole per creare il Flusso
L’area gialla del grafico rappresenta la Superfluidità.
Come detto in precedenza, la paternità della teoria del Flusso spetta a Csikszentmihalyi il quale sostenne per primo con convinzione che questo stato sia più facilmente esperibile qualora il livello di sfida a cui l’individuo è sottoposto aderisca al suo livello di abilità.
Esiste un segreto per rimanere all’interno del “canale del Flusso” schematizzato dall’immagine e consiste nell’aumentare progressivamente gli obiettivi impliciti alla sfida al fine di alzare la propria prestazione e le richieste al proprio sistema psicofisico.
L’asse centrale del grafico mostra il set-point per livello individuale di abilità e sfida che non può essere universale, ma deve essere sempre personalizzato.
Se esiste un punto in cui il Flusso risulta particolarmente vulnerabile a sconvolgimenti, esso consiste nello stato d’ansia che il soggetto prova nel momento in cui la sfida appare pretendere troppo dalle sue potenzialità o, al contrario, nella noia scaturente da una sfida troppo semplice.
Csikszentmihalyi descrive uno “stato estatico”, o la sensazione comunemente associata all’artista eccentrico o al musicista, che consiste nel proiettare il proprio Ego, come al di fuori della creazione artigiana e che sarebbe accostabile all’esperienza del Flusso.
In effetti, la Superfluidità risulta essere implicita proprio a questo tipo di sensazione, ma ciò che è ancor più fondamentale, è l’autoconsapevolezza del trovarvisi per poter distinguere chiaramente il benessere provato nello stato di Flusso dalla sensazione estatica ricordando che non sempre dal Flusso deriva l’estasi e viceversa.
Etimologicamente il termine greco Ecstasy implica lo “stare al di fuori di sé.” Sarebbe impossibile (se non controproducente) per l’individuo vivere costantemente in uno stato estatico. L’affinamento della tecnica ed il miglioramento delle prestazioni richiedono tempo, pazienza ed applicazione, ossia… pratica, pratica, pratica.
L’ottenimento della prestazione eccellente necessita quindi che il soggetto viva in maniera lucida il proprio sistema psicofisico al fine di ri-saldare continuamente la memoria muscolare nel cervelletto nel quale risiede la chiave per la padronanza
Ora è chiaro che, una volta entrato appieno nella pratica quotidiana, il piacere derivante dall’esperienza del Flusso si converte in un’esperienza ordinaria, quasi banale dato che la tecnica per accedervi è ormai consolidata.
Quando Roger Bannister descrive il trucco per percorrere un miglio in quattro minuti affermando di trovarsi in uno stato in cui: “Non sono più consapevole del mio movimento, ho scoperto una nuova unità con la natura. Avevo trovato una nuova fonte di energia e di bellezza, una fonte di cui non avevo nemmeno sognato l’esistenza” non sta descrivendo il Flusso, ma si riferisce allo stato di Superfluidità che sta vivendo.
Parimenti quando l’artista Paul Klee dice: “Tutto svanisce intorno a me, e le opere nascono come se dal nulla. Rupi, frutta, gli schemi cadono. La mia mano è diventata lo strumento ubbidiente di una volontà a distanza“: questa è la Superfluidità. Classificare queste “esperienze di picco” tramite l’onnicomprensivo concetto di Flusso regolare sarebbe errato e fuorviante in quanto attribuisce ad esso una rarità di raggiungimento che è invece caratteristica tipica della Superfluidità.
Durante gli anni della mia carriera di atleta, ho acquisito l’abitudine, prima di ogni corsa allacciandomi le scarpe, di autoconvincermi ripetendomi mentalmente: “Ti prego, cerca di creare uno stato di Flusso e raggiungere la Superfluidità questa volta.” Queste esperienze sono diventate per me come un traguardo da varcare, uno specifico orizzonte per il cui raggiungimento ho investito il mio tempo e le mie energie.
La Superfluidità si schiudeva, per me, come la corolla di un fiore bellissimo, era come l’armadio-soglia verso Narnia, come il Nirvana. E più visitavo le sue meraviglie, più ero mosso dall’istinto di tornare in questo posto così unico e vanamente cercato all’esterno. Poi, finalmente, ho realizzato che mentre il Flusso era uno stato più facilmente esperibile, la Superfluidità si lasciava lambire più episodicamente, come una preziosa vetta. Allora mi sono detto: “ci sono!” ed ho distinto i due stati sistematizzando il passaggio dall’uno all’altro con la sensazione che si prova quando si viene catapultati in una quasi onirica, epurata dai vincoli e alleggerita dalle preoccupazioni del mondo e del lavoro.
Col passare del tempo ed il sedimentarsi dei miei obiettivi si faceva spazio in me la consapevolezza che gravitare più a lungo nel Canale Flusso sarebbe stata l’unica via d’accesso allo stato magico della Superfluidità.
Ho iniziato ad applicarmi quotidianamente e con crescente convinzione ai fini del raggiungimento di quel mondo apicale mentre la soglia delle mie capacità e dei miei limiti continuava ad alzarsi. Ed è proprio questa mia costante ricerca verso la Superfluidità che si è rivelata la chiave del successo in ogni competizione a cui prendessi parte. Nel corso del tempo ho imparato più tecniche che mi hanno aiutato a creare questo specifico stato sollecitando le prestazioni di picco fondamentali nella vittoria di una gara. Ora credo che sia importante condividere quanto ho scoperto con i lettori.
Superfluidità e neuroscienze
Spero che La mappa dell’attività cerebrale (BAM), progetto da un miliardo di dollari che l’amministrazione Obama sta avviando, si riveli capace di dimostrare le quote di coscienza umana attraverso il ricorso ad elementi di meccanica quantistica portando l’uomo alla consapevolezza di quanto, in effetti, esse risultino essere una cifra davvero consistente, una quantità per ora da noi nemmeno pensabile e in che maniera attualmente inimmaginabile sia possibile scandagliarle tramite strumenti tecnologicamente futuristici che sorpasseranno a breve l’imaging cerebrale corrente.
Psicologia della Superfluidità e neuroscienze sono geneticamente inscindibili
Le connessioni neuronali umane, le lunghezze d’onda degli impulsi elettrici cerebrali e neurotrasmettitori sono in grado di lavorare in maniera sinergica nei momenti di Superfluidità consentendo agli scienziati di comprendere appieno il ruolo che determinati stati giocano nelle dinamiche psicofisiche dell’individuo.
In attesa che la tecnologia si evolva, l’unica cosa possibile da fare sarebbe prendere le ultime teorie in ambito delle neuroscienze e tentare di applicarle ai fini del miglioramento della vita presente.
Alla base del “Cammino dell’atleta” sta il modello del cervello diviso (split-brain) nella parte superiore ed inferiore. La corteccia prefrontale (sede dell’intelligenza umana) fa parte della parte superiore (up) del cervello mentre il cervelletto (sede della memoria muscolare) fa parte di quella inferiore (down). Il segreto per la creazione di Flusso e Superfluidità consiste nell’esercitarsi in una specifica attività fino al punto in cui essa risulti così radicata nel cervelletto de non richiedere più il supporto della corteccia prefrontale riuscendo a svolgerla senza pensarci: in effetti, il richiamo alla corteccia prefrontale potrebbe ostacolare Flusso e Superfluidità.
Come ha detto Arthur Ashe, esiste una sindrome chiamata “paralisi da analisi”. Quando qualcuno rimugina troppo sull’attività nella quale si trova impegnato prova una sensazione di sopraffazione, quasi di soffocamento, che lo porta a voler demordere. Ho parlato di questa sindrome nel mio blog PsychologyToday in cui spiego che è la pratica la vera strada maestra per il successo, non il pensiero. In molti casi, è necessario bloccare o “sbloccare” la corteccia prefrontale, se si vuole avere innovazioni creative e operare ad un livello di prestazioni di picco.
Il 14 marzo 2013 è stato pubblicato sulla rivista Cognitive Neuroscience un articolo dai ricercatori della University of Pennsylvania nel quale si conferma che una corteccia prefrontale iperattiva può inibire il pensiero creativo. I ricercatori hanno scoperto che bloccando il filtro della corteccia prefrontale le prestazioni richieste in attività in cui siano necessarie creatività e pensieri non filtrati risultano potenziate ed hanno concluso che alti livelli di controllo cognitivo potrebbero costituire un palese vincolo in alcune circostanze. Uno dei vantaggi di coinvolgere il cervelletto attraverso la pratica regolare e l’azione (in particolare nell’attività aerobica) è che si sottopone la corteccia prefrontale ad un processo di “sbloccaggio” quale condizione essenziale alla fluidificazione del pensiero e dell’azione.
Superfluidità, estasi, ed esperienza di picco sono, in questo senso, sinonimi
La semantica del linguaggio distingue in maniera netta gli stati e le esperienze psicologiche. Se è vero che è possibile ricorrere ad un ampia gamma di termini per descrivere i vari livelli e scoperte, questo risulta ancor più fondamentale nel caso di allenatori e professionisti simili. L’espressione “trovarsi nella zona” in riferimento inizialmente al solo specifico settore psicologico, è stata volgarizzata a tal punto da aver perso totalmente la sua efficacia connotativa.
Nella mia concettualizzazione della Superfluidità non ho potuto prescindere da due pilastri fondamentali: Abraham Maslow e Marghanita Laski. Nella sua opera del 1964, Religioni, valori, esperienze e picchi, Maslow si è fatto il pioniere di una crociata per la demistificazione e “laicizzazione” di un tipo di stati umani erroneamente associati al soprannaturale, alla religione e al misticismo parimenti a quanto fece Marghanita Laski. È come se questi grandi maestri mi avessero investito dell’onere di espandere il loro lavoro e riportarlo in vita nel XXI secolo attuando la svolta in campo neuroscientifico.
Marghanita Laski e Maslow intrapresero la loro ricerca spinti dall’attrazione per le esperienze estatiche di cui raccontavano scrittori mistici e religiosi. Laski volle per primo decostruire l’esperienza di ciò che nella vita di tutti i giorni la “gente normale” sentiva come stato estatico e nel 1961venne pubblicato il suo libro intitolato, L’estasi nell’esperienza laica e religiosa.
Maslow descrive le esperienze di picco come quei momenti della vita in cui l’essere umano prova sentimenti “gioiosi ed emozionanti, che includono improvvise sensazioni di intensa felicità e benessere, meraviglia e stupore, possibilmente coinvolgendo anche la consapevolezza di unità trascendentale o accesso alla suprema verità, come se si potesse percepire il mondo da una prospettiva alterata al punto che il soggetto si sente come agito dall’esterno ed inerme dinanzi ad un’entità superiore a lui esterna e che è incapace di controllare”.
Maslow ha sostenuto che sia “fondamentale continuare a coltivare ed analizzare le esperienze di picco perché potessero essere introdotte anche ai più reticenti o a coloro che pensano di non averne accesso o facoltà di raggiungimento persuadendo questa categoria di soggetti circa l’esistenza empiricamente provata di un percorso capace di agevolare la crescita personale, l’integrazione, e l’adempimento“. E qui risiede, in effetti, l’ obiettivo cardine che mi sono prefissato attraverso gli studi da me condotti.
Per questo motivo ho deciso di dedicare la mia vita all’analisi di questi aspetti dell’esistenza, incorporando teorie già acquisite in merito, neuroscienze e consigli pratici, con l’accento sull’importanza dell’applicazione nel perseguimento di Superfluidità ai fini di migliorare le prestazioni e la competitività.
La Superfluidità nella vita quotidiana
Spero di aver instillato nei lettori la voglia di rizzare bene le antenne qualora capitasse loro o a persone affini di vivere le esperienze di Flusso e Superfluidità nel quotidiano. Credo che associare questi stati ad un nome sarebbe un’ottima base di partenza ai fini del riconoscimento: sarebbe come iniziare a rendere quelle sensazioni specifiche parte integrante della famiglia delle emozioni provate durante l’esistenza.
Flusso e Superfluidità possono diventare obiettivi concreti che si cercano di vivere di tutti i giorni.
Conclusione
Il perseguimento dello stato di Superfluidità è un’esperienza umana edificante e contagiosa. In un mondo pieno di disperazione e di cinismo, essa si pone come uno spiraglio di luce. La ricerca della Superfluidità è democratica e gratuita. Non richiede l’istruzione superiore o un alto status socio-economico.
La Superfluidità è l’apice della psicologia positiva. Basta parlare con la gente circa le loro esperienze di Flusso e Superfluidità per capire in che modo esse siano capaci di iniettare una buona dose di speranza e ottimismo.
Flusso e Superfluidità sono concetti lontani dalle sensazioni di impotenza e preoccupazione.
Martin Seligman, in merito alla psicologia positiva, sostiene che essa si ancori ad una scala da -5 a +5. L’obiettivo è di passare da 0 a +5. Utilizzando questa semplice scala da 0-5 è possibile chiarire ulteriormente i concetti di Flusso e fluidità considerando il primo ad un livello 0-5 ed il secondo al di fuori, dal 5 al 10.
Il perseguimento di Flusso e Superfluidità è qualcosa che ognuno di noi dovrebbe prefiggersi di provare ogni giorno. Spero che le informazioni da me fornite nell’articolo siano fonte di ispirazione e aiutino gli individui a considerare meglio le capacità e le possibilità che l’esistenza offre. Il processo regolare di creazione di Flusso e Superfluidità è la guida maestra per il raggiungimento delle massime prestazioni ed il superamento dei record personali.
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