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Cos’è l’ansia

Spesso i pazienti che giungono nel mio studio di Milano chiedono: “Dottore, io non voglio più sentire l’ansia, quest’ansia che mi viene ogni volta che faccio un esame, che vado dal medico, che devo parlare in pubblico”.

E’ necessario chiarire che l’ansia è una reazione fisiologica che si attiva in modo naturale e automatico di fronte a tutto ciò che identifichiamo come pericolo sia consapevolmente che inconsapevolmente.

Una delle ipotesi più scientificamente fondate, che descrive il ruolo dell’ansia, è quella “evoluzionistica”, che rappresenta l’ansia come una risposta automatica di attacco o fuga. Nel corso della nostra evoluzione tale meccanismo ha permesso alla specie umana di reagire prontamente ai pericoli (un tempo più concreti e quindi consapevoli quali: bestie feroci, fuoco, condizioni climatiche particolari) senza sprecare tempo prezioso in elaborazioni cognitive particolarmente approfondite o energia in altri processi fisiologici quali per esempio la digestione (in seguito si spiegherà in dettaglio il funzionamento fisiologico).

Se per esempio ci si trovava di fronte al pericolo di essere sbranati da un lupo, si aveva solo il tempo di decidere se fosse possibile fuggire oppure se non restasse che attaccare; il corpo rispondeva automaticamente preparandosi ad entrambe le possibilità in pochissimi secondi.

Infatti, l’identificazione da parte del cervello di un determinato pericolo da avvio, ancor prima di qualsiasi azione, ai seguenti cambiamenti fisiologici che hanno origine dall’attivazione del sistema nervoso autonomo e dal conseguente rilascio di adrenalina:

  • aumenta la frequenza respiratoria e si espandono i polmoni per permettere una maggiore disponibilità di ossigeno per i muscoli;
  • il battito cardiaco si fa più frequente con un conseguente aumento della pressione sanguinea in modo da trasportare più velocemente l’ossigeno (il principale nutrimento dei muscoli);
  • viene liberato più zucchero nel sangue per fornire immediata energia;
  • il sangue viene dirottato ai muscoli (soprattutto ai muscoli degli arti inferiori) e meno sangue affluisce agli organi interni (provocando il blocco delle funzioni digestive ed il conseguente “nodo allo stomaco”) al viso (si diventa più pallidi) e alle mani (la temperatura di queste si abbassa rispetto all’ambiente esterno causando diffusa sensazione di “sudare freddo”);
  • aumenta la sudorazione generale per contrastare il generale surriscaldamento corporeo dovuto all’intensificarsi dell’attività;
  • i muscoli si preparano a contrarsi velocemente (non solo quelli delle gambe);
  • aumenta la capacità coagulante del sangue per perderne il meno possibile in caso di ferite;
  • il sistema immunitario rallenta e il corpo si concentra tutti i suoi sforzi per prepararsi ad attaccare o fuggire.

Nella società moderna è sempre meno necessario sopravvivere ad un lupo e l’ansia può essere attivata da pericoli fisici quali evitare di essere investiti da un tram o psico-sociali quali la paura delle conseguenze di un esame non passato o di fare una brutta figura. L’ansia, ha rappresentato uno dei meccanismi più protettivi per la specie umana, ma oggi è più spesso vista come un problema o un peso da togliersi.

Può quindi risultare necessario introdurre un modello, la curva di Yerkes-Dodson, che spiega come l’ansia (nell’immagine “Arousal”), a certi livelli, non rappresenti un problema  ma, al contrario, sia necessaria per ottenere migliori performance in caso di attività che richiedano impegno, concentrazione e attenzione, come nel caso, per esempio, di un colloquio di lavoro o di un esame da sostenere. Chi infatti risultasse totalmente rilassato durante un esame un incontro sportivo o una discussione importante non sarebbe in grado di dare il meglio di sé.

Curva di Yerkes-Dodson, l'ansia, se non eccessiva, aumenta la performance; se l'ansia supera certi livelli la performance diminuisce

Al contrario, l’ansia eccessiva, anche senza arrivare al panico, finisce per compromettere ogni tipo di performance poiché la persona è concentrata sui sintomi dell’ansia, sente l’esigenza di fuggire e sbaglia più facilmente.

Ne consegue che l’ansia non può essere eliminata, ma, grazie alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, si può imparare a gestirla in maniera molto efficace per affrontare anche i compiti più difficili che richiedono un maggior grado di capacità di gestione proprio perché necessitano di un alto livello di vigilanza, attenzione e concentrazione.

Negli Stati Uniti, in nord Europa, in Oceania e in Asia, la psicoterapia cognitivo comportamentale è considerata  la terapia più efficace ed economica per i disturbi d’ansia (a volte basta una decina di incontri). Essa infatti non solo interviene a livello sintomatologico, ma permette sia di aumentare il benessere soggettivo e la capacità di cogliere le occasioni che la vita ha da offrire, che di ridurre il disagio psicologico e relazionale e i rischi per la salute,  prevenendo l’abuso o la dipendenza psicologica da psicofarmaci.

Dott. Antonio Fresco – Psicologo a Milano

Cos’è lo stress

Per prima cosa è necessario definire il termine “stress”. In fisica, per stress, si intende uno sforzo o una tensione a cui è sottoposto un certo materiale. In psicologia si intende per stress una risposta mentale e fisica ad uno “stressor”, ovvero ad uno stimolo interno o esterno (positivo o negativo). Qualche esempio:

  • sollecitazioni mentali quali preoccupazioni, pensieri negativi, noia, incertezza, ecc.
  • stimoli ambientali fastidiosi come il rumore, tipi di illuminazione, lo smog di Milano, un cambio di abitudini nella routine, odori sgradevoli, ecc.
  • reazioni fisiologiche o biologiche (fame, sete, traumi fisici, malattie, ecc,)
  • problemi relazionali familiari, lavorativi, sentimentali, ecc.
  • eventi traumatici come un grave incidente, la morte di un caro o il subire violenze
  • cambiamenti di vita e eventi positivi

Gli stressor promuovono l’attivazione del meccanismo di attacco/fuga(vedi sopra nella parte “cos’e l’ansia”), causando reazioni regolative neurologiche, locomotorie, ormonali e immunologiche al fine di fronteggiare le condizioni ambientali o interne all’organismo da cui origina lo stress.

E’ quindi importate evidenziare che lo stress non ha solo valenza negativa, esso infatti permette l’adattamento dell’ambiente all’ambiente circostante. Diventa un problema quando, attivate le condizioni di preallarme, non esiste la possibilità di “attaccare” o “fuggire” dal problema.

Esistono due termini che chiariscono le idee per distinguere le due tipologie di stress:

  • eustress: stress gestibile poichè si ha le risorse per fronteggiare un problema risolvibile; in questo caso, ad un’iniziale attivazione ansiosa, segue, una volta messe in campo strategie risolutive, una distensione psichica e fisica (un abbassamento dei livelli di ansia)
  • distress: stress ingestito poichè mancano le risorse (strategie, competenze, energie, ecc) per fronteggiare un problema che sembra insormontabile; in tale caso la permanenza degli stressor tiene in continua attivazione i sistemi regolativi dell’organismo che, per farla breve, rimane in un costante stato di attivazione ansiosa.

Nel primo caso basta pensare a quando si torna a lavoro dopo un periodo di vacanza. L’individuo è stressato a causa del repentino cambiamento delle condizioni ambientali (per esempio sveglia preso, aumento della richiesta di performance e quindi dei livelli di attenzione e concentrazione giornalieri) e delle eventuali preoccupazioni legate al lavoro. Quasi sempre, una maggior attivazione dei sistemi regolatori riportano l’individuo all’equilibrio precedente alla vacanza nel giro di pochi giorni.

Nel caso di distress si può prendere da esempio una situazione di mobbing lavorativo dove si è impossibilitati a lasciare il lavoro per motivi economici e contemporaneamente non si può risolvere il problema all’interno dei processi gerarchici aziendali. In tali casi, a volte, la persona non riesce a trovare le risorse per risolvere il problema e rimane in un continuo stato di attivazione che, alla lunga, puo dare avvio a sintomi fisici (come mal funzionamento della apparato digestivo, malattie della pelle, asma, ipertiroidismo, disturbi cardiovascolari, ecc.) o psicologici (come alti livelli di ansia, depressione, ecc.).

In più, il distress può essere caratterizzato da attivazione eccessiva o da scarsa attivazione. Possono infatti manifestarsi comportamenti guidati da rabbia o collera di fronte ad eventi oggettivamente non importanti o, viceversa, comportamenti di vittimismo o depressivi di fronte ad eventi che invece richiederebbero di prendere in mano la situazione ed intervenire prontamente.

Come per l’ansia, lo psicologo può insegnare a gestire lo stress e a trasformare il distress in eustress grazie ai traininge alle tecniche sviluppate all’interno della terapia cognitivo-comportamentale. Per un maggior approfondimento, si consiglia di visionare l’articolo “gestione dello stress” all’interno della sezione training specifici.

Dott. Antonio Fresco – Psicologo a Milano

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