Skip to content
rilassamento muscolare progressivo Jacobson

Rilassamento muscolare progressivo

Edmund Jacobson, fisiologo, ne è stato l’ideatore. Tale metodo psicofisiologico di rilassamento si basa sulla attivazione volontaria della tensione muscolare in aree corporee ristrette, alla quale viene fatta seguire la fase di rilassamento di tali aree (rilasciare la tensione). Non si basa sull’uso di tecniche di suggestione o immaginative.

La scientificità del metodo è sostenuta sin dalle prime pubblicazioni di Jacobson avvenute tra il 1917 e il 1924, che hanno diffuso i risultati conseguenti al trattamento con il rilassamento nell’iperacidita gastrica (1917), nell’ipertensione arteriosa (1920) e nella ipereccitabilita nervosa (1921) e nell’irritabilita esofagea (1925).

Il rilassamento progressivo di Jacobson è più indicato per persone “fisiche” (sportivi e, per esempio, chi si rilassa più facilmente facendo una corsa piuttosto che ascoltando musica o facendo un bagno caldo)  o per particolari patologie; è previsto un allenamento quotidiano ed ha come obiettivo la consapevolezza dello stato di tensione o distensione dei muscoli come anticamera allo stato di distensione psichica. Si tratta di una tecnica efficace e, se si ritiene opportuno apprenderla interamente, sono previsti circa una quindicina di incontri.

In seguito ad un buon esercizio si possono ottenere diversi risultati:

  • maggior stato di benessere
  • maggior consapevolezza e controllo della propria muscolatura
  • riduzione di sintomi fisici di origine psicologica
  • gestione dell’ansia da prestazione per sportivi e artisti
  • problemi di postura

Il rilassamento progressivo di Jacobson viene anche utilizzato in associazione alla psicoterapia cognitivo comportamentale per intervenire su problematiche legate all’ansia e sulle conseguenze fisiche di involontarie ma costanti tensioni muscolari indotte da tensione.

Dott. Antonio Fresco – Psicologo a Milano

Seguimi su facebook cliccando “Mi piace” alla pagina “Psicologia per la vita quotidiana”.

Se ti è piaciuto l’articolo, metti una recensione su Google.

Torna su