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donna con megafono

Assertività

Assertività = comunicare un modo efficace


Essere assertivi significa
avere un atteggiamento positivo verso di sé e verso gli altri, esprimere il proprio punto di vista, le proprie emozioni e la propria posizione senza intaccare le relazioni, promuovendo l’autostima  e attuando modalità comunicative né passive né aggressive.

Comunicare in modo assertivo significa scegliere come comunicare e farsi trascinare dalla situazione o da un proprio stato emotivo verso una comunicazione passiva o aggressiva.

La persona assertiva riesce a comunicare i propri sentimenti, intrattenere relazioni, esprimere un parere contrario, sapersi apprezzare e contemporaneamente riconoscere i propri limiti, prendere decisioni e fare scelte, senza provare un’ansia eccessiva (Cotler e Guerra, 1976).

L’assertività è contagiosa, infatti comunicare in modo efficace permette o spinge l’interlocutore a fare altrettanto, diminuendo le possibilità di essere aggrediti o di vedere nell’altro comportamenti passivi.

Essendo un tema studiato da più di 50 anni dagli psicologi, esistono diverse definizioni di assertività; ritengo le seguenti maggiormente chiarificanti:

  • Assertività è la capacità del soggetto d’utilizzare, in ogni contesto relazionale, modalità di comunicazione che rendono altamente probabili reazioni positive dell’ambiente e annullino o riducano la possibilità di reazioni negative (Libet e Lewinsohn, 1973).
  • Assertivo è il comportamento che mette in grado le persone d’agire al meglio per il proprio interesse, d’essere autosufficienti senza inutile ansia, di esprimere i propri sentimenti e diritti senza ledere quelli degli altri (Alberti e Emmons, 1974).
  • Assertività è la capacità di un individuo di riconoscere le proprie esigenze, di affermarle all’interno del proprio ambiente, con buona probabilità di raggiungere i propri obiettivi, mantenendo positiva la relazione con gli altri (Ulrych De Muync, 1974).
  • Esprimere chiaramente i propri bisogni, i propri desideri e le proprie opinioni, contemporaneamente riconoscendo lo stesso diritto agli altri e tenendo comunque a mantenere con loro rapporti positivi (Galeazzi e Meazzini, 2001).

E’ infatti attraverso una buona capacità di comunicare che si instaurano buone relazioni e si raggiungono gli obiettivi desiderati senza calpestare i propri e gli altrui diritti.

Come impariamo a comunicare?

La comunicazione non è una diretta conseguenza dei geni, essa viene appresa socialmente attraverso processi di condizionamento classico e operante, tramite modellamento e apprendimento per imitazione (Bonenti e Meneghelli, 1997).

Tale processo non può avvenire al di fuori delle dinamiche relazionali, pertanto le relazioni con le persone più importanti della nostra vita (siano essi genitori, nonni, tutori, insegnanti, amici, gruppi, ecc.) diventano il luogo di apprendimento delle abilità di comunicazione.

Decisive nella costruzione delle abilità relazionali sono anche le relazioni tra le persone per noi importanti, basti pensare a quanto ci abbia condizionato (per imitazione o come motivo per differenziarci) per esempio il rapporto tra i nostri genitori, quello tra i nostri genitori ed i nonni, oppure il modo attraverso il quale un nostro genitore si relazionava ai suoi amici o al suo datore di lavoro.

A tutti infatti sarà capitato almeno una volta nella vita di riconoscere nel proprio stile comunicativo, qualcosa di familiare, un atteggiamento, un’espressione o una modalità comunicativa del tutto simile a quella di un parente o di un amico stretto.

Tali relazioni rappresentano la palestra all’interno della quale abbiamo più o meno consapevolmente sviluppato le nostre abilità comunicative ma, se non ne siamo soddisfatti, si può sempre imparare a sviluppare nuove abilità di comunicazione più efficace.

Cambiare come si comunica (e quindi cambiare come gli altri si relazionano a te) è possibile!

Come psicologo psicoterapeuta mi è spesso capitato di vedere situazione come le seguenti:

  • coppie dove uno dei partner non riesce ad esprimere i propri punti di vista e voleri;
  • genitori dallo stile educativo decisamente aggressivo (anche senza volerlo);
  • relazioni lavorative con i colleghi o con il capo vissute come prevaricanti dove si finisce per accettare condizioni svilenti e promuovono la diminuzione dell’autostima;
  • venditori in difficoltà nel proporre il proprio prodotto o per insicurezza o per inconsapevole aggressività;
  • difficoltà a parlare in pubblico;
  • difficoltà di socializzazione con persone sconosciute o persone conosciute.

Tali situazioni vengono spesso vissute come immodificabili:

… sono sempre stato timido, anche mia madre era così e lo è stata per tutta la vita!

Non sono mai riuscita a dire a mio marito quello che penso, non so se mai ci riuscirò..

Al contrario, la diffusione del concetto di assertività e dei training di comunicazione efficace hanno consentito la promozione di numerosi studi e ricerche, soprattutto in ambito cognitivo comportamentale, che ne hanno dimostrato l’efficacia.

Grazie a tali studi, gli psicologi hanno strutturato protocolli per applicare il training assertivo in diversi campi.

Per citarne alcuni, esistono training assertivi o di comunicazione efficace pensati per:

  • il potenziamento delle abilità di vendita dei commerciali nelle aziende;
  • la prevenzione del bullismo nelle scuole;
  • l’acquisizione di competenze utili nella ricerca del lavoro e nel miglioramento delle relazioni lavorative;
  • la psicoterapia individuale o per gruppi terapeutici al fine di intervenire su situazioni problematiche (caratterizzate per esempio da grande timidezza, ansia sociale o ritiro sociale) e su disturbi conclamati.

Per sapere più nel dettaglio come è strutturato il training assertivo, si consiglia di cliccare qui.

 

Dott. Antonio Fresco

Foto tratta da universalclass.com

 

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