La nostra abitudinaria routine ai tempi del coronavirus si interrompe. Ci troviamo a lavorare da casa in Smart Working (oppure no) e a condividere gli spazi 24 ore su 24 con partner e figli a casa da scuola. I troppi giorni a casa, la situazioni di emergenza per l'epidemia, gli spazi e i tempi da condividere e da gestire con la famiglia, il lavoro da casa, ecc., possono aumentare lo stress. E' importante imparare a scegliere le giuste fonti di informazione, ritagliarsi i tempi da condividere in coppia e i tempi con i figli, stabilire orari e attività da svolgere in casa. L'articolo suggerisce inoltre di tenersi in contatto con amici e familiari tramite videochiamate.
Come Migliorare l’ Apprendimento
Apprendere più Facilmente con la Psicologia Cognitiva: 5 Metodi
Sono perfettamente consapevole dello stress che le ultime settimane dell’anno o del mese comportano e delle responsabilità che si sentono gravare sulle spalle dovute all’accumulo del lavoro. Che tu abbia passato gli ultimi giorni in un circolo di tecnologia a lavorare al tuo progetto sulla biodiversità, che li abbia trascorsi ad accumulare documenti di chimica per quel dannato esame finale con il caffè che ormai ha preso il posto del sangue nelle tue vene, mentre spulci quaderni di appunti e torri di libri, sappi che non sei il solo: tutti siamo sulla stessa barca. Fortunatamente ciò che ti trovi ad affrontare durante le settimane immediatamente precedenti ad un esame o alla consegna di un progetto non sono così terribili e sono altrettanto convinto che alcuni trucchi per poter scorgere i lati migliori dell’ apprendimento possano rivelarsi utili a tutti. Ecco di seguito 5 fantastici trucchi messi a punto dalla Psicologia Cognitiva che si riveleranno eccezionali nell’aiutare chi studia a memorizzare tutto ciò che serve per ottenere un risultato di successo.
1 – Apprendimento con la codifica multilivello
Prima di passare in rassegna i contenuti sul tema d’esame, accertati preliminarmente che siano stati ben assorbiti dalla tua mente. Per fare in modo che un’informazione vada a radicarsi nel circuito della memoria a lungo termine, il cervello intraprende un processo anche chiamato di codifica. Fondamentalmente si tratta di un procedimento attraverso il quale il cervello umano assegna delle “etichette” ad ogni parte del contenuto che si intende apprendere basandosi sulla modalità di memorizzazione che si sceglie di adottare. È una fase cognitiva inconscia, ma che si rivelerà imprescindibile quando in cui sarà necessario farsi tornare a mente i dati ed indispensabile ai fini dell’ apprendimento. Più consistente sarà il numero di etichette assegnate ad ogni parte dell’informazione, più semplice risulterà il richiamo alla memoria delle informazioni nel momento del bisogno.
Esistono tre livelli di etichette, chiamate in ambito psicologico“codici” di apprendimento, e si strutturano per profondità, all’apice starà il più superficiale mentre alla base si troverà il più profondo. Le gerarchie d’ordine si rifletteranno anche sulla facilità di richiamo alla memoria, ma in maniera inversa, ossia, i contenuti ai quali sono stati assegnati i codici più profondi saranno più facili da ricordare. Tuttavia è bene attribuire ad ogni parte del contenuto che si intende apprendere differenti tipologie di etichette e codici multipli.
- Il primo codice di apprendiento è quello acustico e si basa sui fonemi che in ambito semiotico corrispondono al suono che si emette, si sente o viene suscitato nella mente attraverso la pronuncia o il pensiero di una determinata parola. Costituisce il codice più superficiale.
- In ordine progressivo di apprendimento si trova il codice visivo. Si tratta del codice dalla struttura più complessa in quanto comprende sia l’aspetto che una parola assume nel momento in cui la si rende “visibile” mettendole in forma di scrittura, sia la dinamica associativa delle immagini ad un determinato tipo di informazione. Per fornire un esempio concreto, se ci si trova a dover memorizzare differenti specie di orsi potrebbe risultare funzionale ricorrere al codice visivo sia quando si legge la parola “grizzly”, ma anche quando si visualizza l’immagine dell’orso grizzly.
- Il terzo ed ultimo codice di apprendimento è quello semantico, ossia inerente il piano del significato di una parola o di una frase. È un codice profondissimo in quanto non solo implica l’assunzione dell’informazione da parte del soggetto, ma anche l’associazione del contenuto al significato. Attraverso il procedimento di codifica semantica l’informazione potrà essere ricordata non solo tramite la lettura, il suono o la visione di immagini che la richiamino, ma anche tramite un processo di interpretazione descrittiva. Ad esempio, se viene posta una questione del tipo: “L’orso ______ rientra nella seconda sottospecie più ampia di orso comune”, la codifica semantica permetterà al soggetto di richiamare alla mente quanto appreso sull’orso grizzly facendo sì che la risposta sia corretta.
Il codice elaborativo di apprendimento è un sottocodice che rientra nei processi di codifica semantica. Esso consente di rendere personalmente rilevante l’informazione. Perciò, se ti ricordi del giorno in cui sei stato in visita al parco di Yellowstone ed hai visto un esemplare di orso grizzly mangiare un trancio di salmone, sarà estremamente più semplice aggiungere e richiamare l’informazione inerente le abitudini alimentari dell’orso.
2 – Apprendimento: ripetizione come elaborazione
Quando si cerca di ricordare qualcosa ai fini dell’ apprendimento , l’istinto e la consuetudine diffusa sono quelli di ripetere più e più volte quanto si intende apprendere. Questo processo di ripetizione si chiama “prova” e consente al soggetto di traslare l’informazione dalle aree della memoria a breve termine verso i circuiti di quella a lungo termine perché risulti più semplice il richiamo tempo dopo
Ci sono due tipologie differenti di prova: elaborativa e di mantenimento. La prima consiste nella ripetizione pura e semplice dei dati nel cervello. Se da un lato questa fase di prova preliminare può giovare in termini di memorizzazione dell’informazione in sé, non si potrà dire altrettanto per quanto concerne il piano di ritenzione del significato. La prova elaborativa, d’altro canto, sopperisce alle mancanze della precedente andando ad agire sull’ apprendimento tramite l’applicazione di concetti già presenti in memoria ai nuovi dati. Se si deve memorizzare una lista di termini o lessemi è possibile elaborare ognuno di essi ricorrendo alla definizione tramite sinonimi per poi procedere con l’associazione delle singole parole ad altre presenti nel vocabolario. Le prova elaborativa è decisamente più efficace ai fini del radicamento dell’informazione nelle sedi della memoria a lungo termine, dunque è fondamentale intraprendere questo passaggio successivo rispetto alla semplice ripetizione se si intende superare con maggior successo e meno ansie il proprio esame.
3 – Apprendimento con la pratica distributiva
A chi non sarà capitato, durante la frequenza di un qualche corso, sentire il professore allertare con la fatidica frase “Fossi in voi inizierei a studiare fin da subito” i suoi studenti?. È chiaro che la prima reazione che balena nella mente dello studente è una certa stizza, come a dire “Questo individuo pensa che esista solo la sua materia, ma io ho anche una vita ed altri corsi da frequentare”. In realtà lo sta facendo per te, per aiutarti davvero.
La maggioranza degli studenti universitari che conosco optano per ciò che in termini tecnici viene definita come pratica massiva o “cumulazione” per l’ apprendimento. Questa pratica consiste nell’investire ore ed ore del proprio tempo concentrandole esclusivamente la sera antecedente all’esame, nel tentativo di mandare a memoria ogni singolo elemento dell’informazione complessiva. Se un simile approccio allo studio risulta efficace per alcuni, per altri l’esito sarà meno esaltante e non a sorpresa in quanto una tale abitudine di studio va a sovvertire i meccanismi d’apprendimento del cervello umano. Adottare un metodo che preveda la distribuzione dell’apprendimento informativo somministrando un dosaggio stabilito che non sovraccarichi la mente di dati e prestabilendo una scansione nel tempo, sicuramente si rivelerà decisamente più efficiente ai fini dell’ apprendimento e questo per due ragioni fondamentali:
- In primis, la strategia distributiva risulta ottimale perché mette il soggetto nelle condizioni di imparare in contesti e situazioni differenti nel tempo e nello spazio (non esiste nessuno che abbia vissuto per due volte la stessa identica giornata, anche frequentando gli stessi ambienti, in quanto, anche in tal caso, le dinamiche emotive individuali opererebbero una differenziazione); la diversità circostanziale funge da fluidificante mnemonico in quanto consente l’associazione del dato al contesto all’interno del quale si è appreso.
- In seconda istanza il metodo distributivo funziona in quanto aumenta le prestazioni della memoria scandendo e sollecitando il ciclo delle fasi REM (o movimento oculare rapido) e sonno. Quando si parla di fase REM ci si riferisce al momento in cui il dormiente sogna. Tuttavia, l’associazione con la fase onirica può mostrare dei risvolti più profondi rispetto al semplice sognare: recenti studi, infatti, hanno analizzato come durante la fase di movimento oculare rapido avvenga un sostanziale incremento dell’attività psichica nell’area cerebrale in cui trova sede a l’ippocampo sostenendo l’esistenza di un possibile legame causa-effetto con i processi messi in atto dal cervello ai fini della rielaborazione dell’informazione e relativa traslazione verso la memoria a lungo termine che avverrebbero proprio in questo momento cruciale del dormiente. Altre ricerche, inoltre, hanno provato come una carenza nelle fasi REM/sonno tipiche di chi passa le notti in bianco sui libri attenui notevolmente la capacità di ritenere i dati in memoria. Ci si può dunque concedere con serenità più giorni di studio e un buon sonno ogni notte lasciando che, mentre si sta pacifici tra le braccia di Morfeo, vagando con la mente nel mondo dei sogni, sarà il cervello a lavorare per noi.
4 – Strumenti di memorizzazione per l’ apprendimento
In termini psicologici, gli strumenti di memorizzazione costituiscono delle strategie di organizzazione dell’informazione che consentano al soggetto di semplificare la fase mnemonica. Tra essi compaiono:
1) la categorizzazione è una metodologia che consiste nell’organizzare i dati per categorie. Ad esempio, se si deve memorizzare una lista di animali è possibile procedere suddividendoli nelle 5 zone della tua classe di biologia;
2) le immagini interattive vengono utilizzate quando ci si trova a memorizzare per associazione, ricordando dei termini grazie al ricorso ad immagini che ne integrino il significato. Perciò, se devi ricordare tre termini come tigre, spazzolino e bicicletta, potresti associarli tra loro condensandoli e distillando le tre informazioni divise in un’unica pensiero da ricordare: una tigre che si lava i denti alla guida di una bici;
3) il metodo della parola-ancora (Pegword system) si appella a concetti già depositati in memoria ed a disposizione (siano essi numeri o parole) per memorizzare una nuova lista di termini. Per ricorrere a questa tecnica occorre stilare una lista di 10 parole che facciano rima con altrettanti numeri (dieci-ceci) e legarle alle parole che si coccpano la stessa posizione nella lista dei 10 termini nuovi;
4) la tecnica del Genius loci o strategia della location implica la visualizzazione mentale di un luogo familiare al soggetto, come l’ambiente domestico, e l’inserimento all’interno di questo contesto degli elementi che si desidera memorizzare. Se devo ricordarmi i presidenti degli Stati Uniti, probabilmente collocherò Thomas Jefferson accanto alla cuccia di Pluto, Abraham Lincoln vicino alla credenza e Teddy Roosevelt in veranda (potrà sembrare un gioco demenziale, ma funziona davvero bene!);
5) gli acronimi sono degli strumenti di memorizzazione abbastanza comuni tramite i quali si prende una parola o una frase e si relaziona ogni lettera a ciò che si intende memorizzare. Se si desidera ricordare i colori dell’arcobaleno nell’ordine, ad esempio, RAGVAIV sarebbe l’acronimo corretto;
6) gli acrostici sono del tutto simili agli acronimi eccetto per il fatto che implicano il ricorso ad una frase nella quale la prima lettera di ogni parola è relazionabile con un elemento della lista. Per fornire un esempio concreto, un musicista potrebbe apprendere le note con la frase “Dove Restano Molte Foglie Sta La Siepe”;
7) infine, le parole chiave sono il metodo più indicato a cui ricorrere nell’ apprendimento di una nuova lingua in quanto basano il loro funzionamento sul legame esistente tra il suono ed il significato di una nuova parola con il suono ed il significato di una parola già appresa tramite il ricorso ad un’immagine che le combini condensandole. Ad esempio, ci si potrebbe dover ricordare l’aggettivo “rosado,” o “rosa” in spagnolo e per farlo ricorrere all’immagine di una roseto.
Utilizzate correttamente, tutte e 7 le tecniche sopra elencate possono facilitare notevolmente la gestione di grandi quantità informative e far sì che, quando necessarie, vi si possa ricorrere di successo.
5 – Effetto Posizione Seriale e apprendimento
L’ultimo studio si pone più come un vademecum su ciò che sarebbe utile non fare e ciò a cui, d’altro canto, sarebbe bene ricorrere per uno studio ottimale. Di frequente mi caita di partecipare a dei gruppi studio, specialmente quando si tratta di apprendere delle lingue straniere. Si nota con facilità come i componenti siano portati a memorizzare le prime e le ultime parole della lista di vocaboli con maggiore scioltezza, pressoché dimenticando quelle che gravitano nel mezzo. Questo fenomeno non è dovuto al fatto che si limitino a studiare solo i vocaboli in cima e in fondo alla lista, ma la ragione risiede in due tendenze mentali che entrano in conflitto. La prima, individuabile nel cosiddetto “effetto primario”, si attiva nel momento in cui in fondo alla lista interferiscono con le parole apprese antecedentemente, ma appartenenti allo stesso insieme; la seconda tendenza, chiamata in termini tecnici “effetto recenza”, opera all’esatto opposto facendo sì che le parole apprese dopo impediscano o ostacolino la ritenzione in memoria di quelle apprese prima. A causa di questi effetti oppositivi, il soggetto che intende memorizzare dei dati sarà portato a ricordare con più facilità quelli che stanno al vertice e alla base in ordine sequenziale dei contenuti e ciò in virtù del fatto che i termini in questione subiranno l’impatto di uno solo di questi due meccanismi d’ apprendimento, mentre quelli nel mezzo saranno influenzati da entrambi creando la sede dell’interferenza tra i termini e di conflitto tra l’effetto primario e quello recenza occupando le prime posizioni tra i dati che verranno dimenticati.
La combinazione di questi effetti è fonte di ciò che viene denominato “effetto posizione seriale” in base a cui la probabilità di memorizzazione di un concetto inserito all’interno di una lista risulta direttamente correlata con la posizione da esso occupata nella stessa. Per evitare che le parole al centro della lista cadano presto nel dimenticatoio, assicurati di cambiarne l’ordine costantemente. Se stai procedendo nell’ apprendimento di una nuova lingua, scrivi i termini in pezzetti di carta singoli e mischiali per ottenere ogni volte un nuovo ordine.
Fonte: honorslounge.com
Articolo pubblicato da Connor Page, il 10 dicembre 2012, tradotto da Silvia Tramatzu.
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